sabato 6 giugno 2015





Martedi 9 giugno alle ore 9,30 si riunisce la Conferenza dei servizi della Provincia di Forlì-Cesena per autorizzare il cambio di classificazione dell’inceneritore forlivese di Hera.
A monte di questa decisione c’è l’art 35 del cosiddetto decreto “sblocca Italia” convertito nella Legge 164 l’11 novembre dello scorso anno. In combinato disposto con la “formula R1” prevista dal decreto del 7 agosto2013 contenete un “coefficiente climatico”, l’inceneritore di rifiuti di Forlì potrebbe essere trasformato da semplice inceneritore di rifiuti solidi urbani a recuperatore di energia. A quel punto la strada sarà spianata e, grazie ad un neologismo tutto italico, il “termovalorizzatore” forlivese, che ad oggi brucia 120mila tonnellate annue di rifiuti, da domani, diventando formalmente un “impianto di termo-trattamento”, potrà riceve rifiuti di ogni genere da tutta Italia e a breve potrebbe anche aumentare del 30% la sua potenzialità d’esercizio.
Soddisfatti tutti gli adempimenti formali la multiutily potrà godersi i vantaggi derivanti da questa nuova autorizzazione come ad esempio i considerevoli aumenti di contributi economici, i cosiddetti “certificati verdi”, che i contribuenti pagano profumatamente nella bolletta energetica.
Le conseguenze di tutta questa serie di opportunità amministrative saranno maggiori e più terribili inquinanti ambientali.
Gli effetti collaterali saranno quindi un’aumento di danni ingenti, ad oggi neanche ipotizzabili, per la salute pubblica, in particolare per le giovani e future generazioni. Gli svantaggi inoltre saranno anche una progressiva demotivazione dei cittadini contribuenti nel continuare ad impegnarsi nella raccolta differenziata dei rifiuti finalizzata alla loro riduzione di impatto ambientale.
Sui social forum si leggono già commenti di questo tono “Comunque se martedì salta fuori che dobbiamo bruciare gli stessi rifiuti di prima io smetto di fare la differenziata”. L’effetto sarà un progressivo depotenziamento di una attività virtuosa come la “raccolta differenziata porta a porta” che dovrebbe essere favorita, incoraggiata e premiata a discapito dell’incenerimento e dello smaltimento dei rifiuti nelle discariche.
Obiettivi questi da raggiungere a breve termine imposti ai Paesi europei dalla Direttiva Quadro 2008/98/CE che pone come prioritaria “la preparazione per il riutilizzo, il riciclo”, privilegiando il recupero di materia rispetto al recupero di energia.
L’Italia è purtroppo notoriamente disattenta alle direttive comunitarie al punto che già ora i contribuenti pagano 40 milioni di euro per il mancato adeguamento di norme comuni ai nostri partner europei.
Anche tutta la vicenda autorizzativa che potrebbe vedere la luce martedi prossimo non è però esente da contraddizioni e furbizie tutte italiane rispetto ai canoni comunitari. Infatti, la “formula R1” con la quale si sono autorizzati fino ad oggi molti inceneritori di rifiuti nostrani è falsata da questo famoso “coefficiente climatico” che l’Europa ci contesta perché difforme dalla direttiva di riferimento. Coefficiente adottato dal nostro Paese che crea vantaggi agli impianti nazionali rispetto a quelli dei Paesi partner e per questo nuove sanzioni sono all’orizzonte. Un orizzonte cupo visto che saranno ancora una volta i cittadini a pagare di tasca propria e sulla propria pelle.
Ma anche l’art 35 del famigerato “sblocca Italia” non è esente da problemi, lacune, limiti costituzionali e contraddizioni.
Ai primi di febbraio il Governo doveva emanare un paio di decreti attuattivi di cui ancora oggi non se ne vede traccia mandando le Provincie in avanscoperta nel vuoto normativo più totale. L’art 35, considerando gli inceneritori di rifiuti “infrastruttura di interesse strategico nazionale”, di fatto esautora gli enti locali da ogni futuro controllo territoriale delegando ogni funzione al Governo centrale. La presa in giro più colossale dell’art 35 è la giustificazione buonista del primo comma.
Gli inceneritori devono essere favoriti “ai fini tutela della salute e dell’ambiente”. In contraddizione palese con la normativa italiana che individua gli inceneritori dei rifiuti fra le industrie insalubri di Classe Prima. Industria insalubre, indipendentemente dalla tecnologia adottata, che origina diverse migliaia di inquinanti, di cui solo una minima parte è conosciuta.

Per tutte questa ragioni cittadini, gente comune, ambientalisti, attivisti politici, riuniti nel “Forum No Inceneritori” MANIFESTANO per contestare civilmente contro una decisione che impoverirà la democrazia e metterà a repentaglio la salute pubblica già fortemente compromessa per la presenza a Forlì di due inceneritori di rifiuti sia urbani sia speciali pericolosi.