mercoledì 1 luglio 2015

In Lomellina si muore: i nostri fratelli di cenere




Inquinamento, i tecnici smentiscono l'Arpa: "In Lomellina si muore"Il mondo scientifico non ha dubbi: l’elevata concentrazione dei fanghi in Lomellina porta alla degenerazione delle culture, al degrado qualitativo dell’acqua, all’inquinamento del suolo e, soprattutto, all’aumento delle patologie mortali per l’uomo. L’inquinamento uccide e la quasi totale assenza di controlli sui fanghi non può che aumentare i rischi. Non solo un grido d’allarme, ma un vero e proprio bollettino di guerra illustrato sabato scorso a palazzo Cambieri durante il convegno dal titolo “Utilizzo agronomico dei fanghi in agricoltura” organizzato dall’associazione Futuro sostenibile in Lomellina. Nell’occasione i relatori non hanno usato mezzi termini, puntando il dito soprattutto contro Arpa: controllore giudicato poco attento.
“I controlli effettuati da Arpa – spiega il geologo Alberto Maccabruni – riguardano solo il suolo, ma evidentemente all’interno dell’agenzia non hanno collegato tutti i neuroni. È infatti noto che entro cinque giorni i liquami penetrano in profondità, contaminando anche l’acqua, elemento che non viene mai analizzato”. Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. Come se non bastasse, come spiegato da Alberto Maccabruni, in molti casi sono le stesse ditte committenti ad effettuare controlli e campionamenti sulla qualità dei fanghi. Un rifiuto che opportunamente trattato, secondo la legge italiana, diventa un ammendante agricolo. “Ma i liquami industriali e delle aziende agroalimentari contengono metalli pesanti e altre sostanze che, in alte concentrazioni e con il passare del tempo, portano a gravi conseguenze per la salute. Nei fanghi usati in agricoltura ci sono particelle che non hanno mai fatto parte del ciclo della natura e che il terreno non recepisce. Nulla si distrugge, ma tutto o si trasforma o si muove, passando dal terreno all’acqua, agli alimenti e all’uomo che li consuma. In questo meccanismo il fattore tempo è determinante e tra qualche anno si vedranno le drammatiche conseguenze ”. Proprio dei risvolti sulla salute umana si è occupato l’altro relatore, il ricercatore del Cnr Giuseppe Damiani. “Le analisi vanno affidate a enti e ricercatori indipendenti dalla politica – aggiunge Damiani – invece spesso vengono pubblicati lavori discutibili, fatti appositamente per assecondare certi interessi. Ma io mi occupo da anni dell’analisi e dello sviluppo di patologie gravissime. É ormai evidente che in Lomellina una persona su due svilupperà un tumore e la causa è da addebitare al bioaccumolo di sostanze tossiche a cui siamo sottoposti nel nostro territorio. Quando dico queste cose mi prendono come una Cassandra che predice solo sventure, ma si tratta di evidenze scientifiche. Però è la politica che sceglie le personalità da mettere a capo delle agenzie come l’Arpa”. E la politica, chiamata direttamente in causa, come risponde?
In sala erano presenti il primo cittadino Marco Facchinotti, i sindaci di Parona, Tromello, Monticelli, il parlamentare pavese Luis Orellana. Tutti apparentemente uniti nella lotta contro l’eccessivo uso dei fanghi in agricoltura e l’insediamento a Mortara della ditta EcoTrass. Ma ora comitati, associazioni e cittadini, dopo le parole, vorrebbero vedere i fatti. E per il momento tutto sembra legato alla buona volontà degli agricoltori. Così come spiegato da Alberto Gregotti, esponente di Confagricoltura e consigliere comunale di Mortara.
“Nella mia azienda agricola non uso i fanghi - puntualizza Alberto Gregotti – ma è una scelta antieconomica. L’utilizzo di questi ammendanti mi consentirebbe di risparmiare circa 10mila euro all’anno e in un periodo di crisi come questo capisco che molti siano tentati. È quindi la politica che ha il dovere di mettere i paletti legislativi idonei”.

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